L’impero americano e la crisi della democrazia

 

 


Giorgio Galli
L’IMPERO AMERICANO E LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA
88-7953-109-3 − pagg. 160 − € 14,00


 

«È impossibile che i servizi di sicurezza degli Stati Uniti (Cia, Fbi, Nsc) e israeliani (Mossad) non sapessero nulla dei preparativi per gli attentati dell’11 settembre… Quanto più quell’impresa terroristica ha richiesto – come è stato detto – anni di preparazione, e quanto più ha coinvolto nei preparativi – come pure è stato sostenuto – migliaia di persone, tanto più è difficile credere che essa abbia potuto giovarsi di un’impenetrabile segretezza… È assai probabile che i citati servizi di intelligence, nell’estate del 2001, qualcosa avessero appreso sull’imminenza di un attentato limitato (per esempio, il dirottamento di un aereo), che non è stato sventato in quanto un grave ma limitato episodio di destabilizzazione avrebbe permesso di perseguire uno o più obiettivi politici di rilievo».
Da questa convinzione iniziale, Galli sviluppa un’articolata riflessione critica sull’Impero americano, «su questa sola superpotenza e sul suo ruolo, in un momento nel quale l’una e l’altro si giovano di un’adesione acritica da parte dell’intero Occidente, proprio mentre a nome dell’Occidente si combatte la prima guerra del Ventunesimo secolo». Una guerra il cui vero obiettivo finale è quello di «installare governi filo-occidentali nei “Paesi canaglia” ritenuti sostenitori del terrorismo. Se fosse stata contro Bin Laden, la guerra sarebbe infatti già conclusa, mentre invece prosegue».