Bella ciao. Pensieri e parole di Franca Rame

 


Francesca Lorenzetti [a cura di]
BELLA CIAO. Pensieri e parole di Franca Rame
ISBN 978-88-7953-325-6 − pagg. 286 − € 18,00


La vita di coppia e il teatro, la coscienza sociale e la condizione femminile, la satira e il civismo: quarant’anni e più di dichiarazioni, interviste e interventi pubblici di Franca Rame.

«Oramai l’8 marzo è diventata la festa dei fiori, invece è una ricorrenza tragica che richiede una riflessione molto seria. E pensare che sono così poche le donne che conoscono la storia di questa giornata e quindi della morte delle operaie nella fabbrica tessile… Comunque io dico sempre di non mandarmi mimose per l’8 marzo perché le butto dalla finestra».

«Nei primi anni Settanta formammo il collettivo teatrale La Comune. Facevamo un lavoro straordinario con le fabbriche, ma i rapporti umani all’interno della compagnia andavano peggiorando. Finì tutto molto male, fra antagonismi, invidie e meschinità…».

«C’è stato un momento della mia vita in cui non mi identificavo più nel mondo che mi circondava, e nemmeno in quello che facevo, per cui sono caduta in una depressione che è durata un anno e mezzo».

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Goganga. Giorgio Gaber Show

 

 

 


Giovanni Milani [A cura di]
GOGANGA. GIORGIO GABER SHOW
978-88-7953-312-6 − pagg. 246 − € 18,00


Spettacoli, interviste, dichiarazioni: trent’anni di teatro-canzone del “Signor G”, e l’essenza artistica di Giorgio Gaber.

«Fin dal 1970, quando ho fatto per il Piccolo teatro Il signor G, io sono stato solo un cantautore. Eravamo tutti degli sfigati all’inizio, negli anni Sessanta. Un periodo bellissimo e anche orrendo, a 24 anni la casa discografica mi fa: “Grazie tante, sei troppo vecchio per noi”. Ed erano delusioni atroci. Suonavamo la sera, qui a Milano, al Santa Tecla; eravamo un gruppo legato al discografico Nanni Ricordi, c’erano Endrigo, Paoli, Bindi, Jannacci. Solo Tenco era comunista, capiva la politica: poi un’ansia oscura lo attrasse a Roma, all’angoscia. Cambiava sempre nome, nelle prime incisioni, come se temesse qualcosa. Vivevamo tutti insieme, era un gruppo, era bello. Oggi fanno la nostra apologia in tanti saggi. Allora eravamo sempre battuti a Sanremo, non riuscivamo a percepire che, invece, tanti ragazzi ci seguivano, e ci sentivamo isolati. A Roma ci fronteggiavano i “modugnini”: Meccia, Vianello, Fidenco. Poi il ’63, la pallottola di Paoli al cuore, Sapore di sale e fine del gruppo. Con la fine degli anni Sessanta arriva il Movimento e io esco da questo mondo. Basta giornalisti, basta fotografie, basta televisione. Solo scrivere e cantare. Gli anni della speranza li ho attraversati tutti fino alle cose grosse che ci sono cadute addosso. Oggi c’è appiattimento, certo, ma non è riflusso. La razza del Sessantotto non è estinta, forse si è addormentata, o forse si è solo presa una piccola pausa…» [1980].

La fica di Benigni

 

 


Lorenzo Ruggiero [a cura di]
LA FICA DI BENIGNI
978-88-7953-286-0 − pagg. 178 − € 16,00


Comicità, satira, dissacrazione: breve storia divertita del giullare, attore e regista toscano.

Ha rivoluzionato la comicità nazionale con “l’inno alla fica” in tv e al cinema: «Ma cosa c’avete voi donne che attira così l’omo?!… Cosa c’avete in quella zona là, me lo devi dire. Giusto per sapere, che c’hai… l’autostrada Firenze mare, la galleria del Monte Bianco… Mi piace, ma mi piace proprio parecchio… poi ce l’hai in un punto così difficile… Ma chi te l’ha data, quella cosa là?… Se ce l’avessi io una cosa così… Se ce l’avessi io… Io pensavo di essere il più bello che la natura poteva fare, e mi vedo quella cosa, mi manca proprio tutto. Senza quella cosa là… Perché non me la presti?…». Poi ha vinto l’Oscar col film La vita è bella, ed è ormai diventato una specie di monumento nazionale.
È il giullare, satiro, attore e regista toscano Roberto Benigni, qui raccontato a partire dai lontani esordi come “Cioni Mario di Gaspare fu Giulia”, fino alla sua consacrazione di cantore della Costituzione della Repubblica Italiana e dei Dieci comandamenti.
«Prima dei Dieci comandamenti, che basterebbero senza ulteriori leggi, il Signore ne aveva dati due a voce che non ha seguito nessuno ed erano i più facili del mondo: crescete e moltiplicatevi. Cioè mangiate e fate all’amore. Ancora oggi ci sono ordini religiosi che fanno castità e digiuno. Voglio vedere cosa gli dicono quando ci si trovano davanti. Il Signore gli dirà: “Forse non mi sono spiegato bene”».

LORENZO RUGGIERO (Milano 1961) ha curato, fra l’altro, le pubblicazioni di tematica teatrale Fabulazzo di Dario Fo, e Grillo da ridere (per non piangere).

 

Checco cialtrone

 

 


Lucio Giunio Bruto
CHECCO CIALTRONE
978-88-7953-290-7 − pagg. 164 − € 15,00


È il genio della comicità nazionale, celebrato dai media italici e consacrato da tre intellettuali doc (il giornalista culturale Pierluigi Battista, il critico tv Aldo Grasso, e il critico cinematografico Marco Giusti). È Luca Medici in arte Checco Zalone, il comicoattore pugliese idolatrato da 60 milioni di italiani, riverito dal mondo politico tutto e dalla Chiesa cattolica intera, divo cinetelevisivo dei record. Qui si raccontano tutti i prodigi artistici di Checco Zalone a colpi di zoccole e ricchioni, cazzi e fiche, bocchini e rasponi. Dal telecabaret di “Zelig”, alle pubblicazioni umoristiche; dai superfilm campioni d’incassi (Cado dalle nubi, Che bella giornata, Sole a catinelle, Quo vado?), alle parodie canzonettare (A me mi piace quella cosa, Grazie al cazzo, W le tette grosse, La Cacada, Bocchino rigato).

Aldo Grasso: «Nessuno come Zalone coltiva l’artigianato, i tempi comici azzeccati, l’alto e il basso che si mischiano». Pierluigi Battista: «Il fenomeno Zalone: quando la volgarità diventa arte sofisticata». Marco Giusti: «Il quarto film di Zalone è delizioso, attuale, graziosissimo, divertente, intelligente…».

Gli autori che si firmano con lo pseudonimo LUCIO GIUNIO BRUTO hanno scritto: Cicciobello del potere (1997, sul politico Francesco Rutelli); Vespaio (2005, sul telegiornalista Bruno Vespa); Bassezza reale (2006, su Vittorio Emanuele di Savoia); Volo basso (2012, su Fabio Volo); Attacco alla Costituzione (2014, sulle riforme del governo Renzi); Televergine Maria (2015, su Maria De Filippi).

 

Heath Ledger / Testamento

 

 


James Federici [a cura di]
HEATH LEDGER / Testamento
978-88-7953-285-3 − pagg. 188 − € 18,00


 

Cronologia biografica e filmografia, interviste e dichiarazioni: il lascito umano e artistico del giovane attore australiano (1979-2008)

«Ho sempre cercato di dare una direzione alle mie energie e alle mie emozioni. Forse la spinta iniziale arrivò dal divorzio dei miei genitori. La loro separazione per me non fu la fine di qualcosa, ma l’inizio di qualcos’altro».
«A scuola ero un po’ ribelle, e avevo difficoltà di rapporto con l’autorità. Per esempio mi rifiutai di partecipare al programma di addestramento militare della Guildford Grammar School: ti obbligavano a indossare una divisa, e io non volevo imparare a combattere. Trovavo strano che insegnassero a dei ragazzi a usare armi automatiche. Se non partecipavi a quel tipo di attività, allora ti costringevano a fare sport. Per questo ho giocato molto a hockey, a cricket e a football… Perché avrei dovuto imparare a sparare con un fucile automatico? A cosa avrebbe mai potuto servirmi?».
«Non ho mai creduto che ci sia un metodo standard per recitare. Non ci sono né regole né manuali. Alla fine, non è altro che una faccenda di istinto – e l’istinto è anche l’unica cosa che orienta tutte le mie decisioni professionali. È questa la mia tecnica. Leggo cento volte il copione, poi, dal momento in cui cominciano le riprese, smetto di guardare il copione e mi lascio andare».
«Il tatuaggio “Kaos” che ho sul polso sono le iniziali del nome delle mie tre sorelle Katherine, Ashleigh, Olivia, e di mia madre Sally. Loro mi hanno insegnato a rispettare le donne, e ad avere pazienza…». «Per molti crescere è una specie di inferno, mentre per me è stato divertente. Penso di essere stato parecchio fortunato».

Woody Allen Show

 


Alex Romeo [a cura di]
WOODY ALLEN SHOW
978-88-7953-276-1 − pagg. 172 − € 15,00


Cronologia artistica, filmografia, battute, dichiarazioni, interviste: tutto sul regista, sceneggiatore, attore, commediografo, umorista, scrittore e musicista statunitense nato Allan Stewart Königsberg, in arte Woody Allen.

«Il sesso senza amore è un’esperienza incompleta, ma fra le esperienze incomplete è una delle migliori».
«Quand’ero piccolo i miei genitori hanno cambiato casa una decina di volte, ma sono sempre riuscito a ritrovarli».
«Se faccio così bene l’amore, è perché mi sono esercitato a lungo da solo».
«Quando ascolto troppo Wagner mi viene voglia di invadere la Polonia».
«Il mio primo film era così brutto che in sette Stati americani aveva sostituito la pena di morte».
«Ho un solo rimpianto nella vita: non essere qualcun altro».
«Avevo una ragazza e dovevamo sposarci, ma c’era fra noi un conflitto religioso. Lei era atea e io agnostico. Non sapevamo senza quale religione educare i figli».
«Ogni volta che un mio film ha successo, mi domando: come ho fatto a fregarli ancora?».
«Provo un intenso desiderio di tornare nell’utero… di chiunque».