DELITTO MORO. CARTE NASCOSTE


Autori vari
DELITTO MORO. CARTE NASCOSTE
978-88-7953-343-0 − pagg. 972 − € 30,00


Questo libro raccoglie documenti, testimonianze e rapporti ignorati o censurati, elementi sottaciuti e indizi occultati o rimossi, riguardanti – in forma diretta o indiretta, prima e dopo – i terroristi delle Brigate rosse, la strage di via Fani e il sequestro Moro. Una nutrita documentazione univoca nel dimostrare la notevole opacità delle Br morettiane, e quanto sia menzognera la versione ufficiale del golpe del 16 marzo 1978, della prigionia e dell’uccisione del presidente della Dc. Si tratta di una documentazione che sostanzia le recenti parole dell’ex dirigente democristiano Beppe Pisanu (nel 1978 capo della segreteria politica del leader Dc Benigno Zaccagnini): «Moro ci aveva trasmesso la percezione chiara che nel Paese c’era una destra profonda, annidata negli angoli bui della società e delle istituzioni, contraria a ogni forma di rinnovamento e pronta a intervenire con ogni mezzo». E nel merito della strage e del sequestro: «Io credo molto poco a tutto quello che hanno detto i brigatisti rossi. Ho sempre avuto, e ho ancora, l’impressione che abbiano concordato tra di loro una versione comune dell’intera vicenda tacendo più spesso e altre volte mentendo, ma dopo aver concordato silenzi e menzogne anche con loro referenti esterni».

Invito alla lettura

Esecuzione capitale


Autori vari
ESECUZIONE CAPITALE
Edgardo Sogno, le Br e il delitto Moro

978-88-7953-344-7 − pagg. 338− € 20,00


Il 23 marzo 1971, a Milano, Edgardo Sogno (durante la Resistenza fiduciario dei Servizi alleati e capo della organizzazione Franchi) sottoscrive, insieme a una ventina di ufficiali dell’esercito, un giuramento anticomunista comprensivo di impegno omicidiario: «Mi impegno [a compiere], nei modi e tempi che mi verranno indicati, l’esecuzione capitale degli esponenti politici di partiti democratici responsabili di collaborazionismo coi nemici della democrazia e di tradimento verso le libere istituzioni». In pratica, l’impegno a uccidere i leader della Democrazia cristiana che avessero stretto intese governative col Partito comunista italiano.
Nella primavera del 1970 Sogno ha organizzato, con l’aiuto degli ex comunisti Roberto Dotti e Luigi Cavallo, i “Comitati di resistenza democratica” per combattere l’avanzata elettorale del Partito comunista. Proprio mentre si sono costituite le prime Brigate rosse di Renato Curcio, Alberto Franceschini e Mara Cagol. E la triade anticomunista Sogno-Dotti-Cavallo incrocia, a colpi di coincidenze, la biografia del futuro capo brigatista Mario Moretti (il più sfuggente terrorista dell’intera storia della lotta armata), originando l’humus politico-terroristico del delitto Moro.


«Quando la storia d’Italia del secolo appena concluso sarà riscritta al di fuori della contingenza politica, mi sarà riconosciuto il merito di aver contribuito alla lotta per sottrarre lo Stato alla morsa mortale del clerico-marxismo» [Edgardo Sogno, Testamento di un anticomunista, 2000]


Invito alla lettura


Celeste ladrone

Gianni Castiglioni [a cura di]
CELESTE LADRONE
ISBN 978-88-7953-341-6 − pagg. 280 − € 18,00


Quella di Roberto Formigoni è la parabola di un politicante ultracattolico bulimico di potere temporale. È la vicenda di un democristiano fattosi berlusconiano e filo-leghista perché il fine giustifica i mezzi. È il ritratto di un cattolico-integralista all’italiana, devoto alla Vergine ma soprattutto al dio denaro.

Presidente della Regione Lombardia per ben 18 anni col celestiale soprannome di Celeste, Formigoni ha governato come un monarca, grazie a un sistema di potere formato dal partito-azienda berlusconiano, dalla Lega nord, e soprattutto dalla lobby clerico-affaristica di Comunione e liberazione-Compagnia delle opere, in un rosario di scandali e corruttele.

Le maggiori ruberie si sono concentrate nel ricco settore della Sanità, dove lo stesso presidente Formigoni è stato corrotto per anni da mazzette milionarie, pagate dall’ospedale San Raffaele e dalla Fondazione Maugeri agli affaristi formigoniani Pierangelo Daccò e Antonio Simone (entrambi di Comunione e liberazione) tramite una rete di società estere. Come ha ricostruito la magistratura nella sentenza riportata in questo libro, il presidente Formigoni beneficiò di corruttele per oltre 6 milioni di euro fra viaggi, yacht di lusso, ville, finanziamenti elettorali, e un fiume di denaro contante. Un funzionario della Banca Popolare di Sondrio «ha spiegato che tra il 2003 e il 2005 Formigoni, dopo averlo convocato presso il suo ufficio in Regione Lombardia, ebbe a consegnargli somme di denaro contante per eseguire bonifici… chiedendogli espressamente se fosse possibile eseguire tali bonifici senza far transitare sui suoi conti le somme di contante».

Le verità dicibili


Lorenzo Ruggiero [a cura di]
LE VERITÀ DICIBILI
ISBN 978-88-7953-339-3 − pagg. 320 − € 20,00


I brani salienti delle tre relazioni annuali della II Commissione parlamentare di inchiesta sul delitto Moro (2015-2017). Pagine perlopiù ignorate o censurate col silenzio dai media nazionali, le quali confermano che il sequestro del presidente della Dc è rimasto un delitto senza verità: dall’inizio (la strage di via Fani), alla fine (l’uccisione di Moro).

«Con nuovi elementi e precisi dati di fatto, la Il Commissione parlamentare ha confutato la “verità ufficiale” sul delitto Moro (versione dei fatti basata in sostanza sul memoriale dell’ex terrorista Valerio Morucci), a partire dalla fuga del terroristi da via Fanl subito dopo la strage, il 16 marzo 1978. Secondo la versione ufficiale, l terroristi in fuga a bordo di 3 macchine abbandonarono le auto In via Licinio Calvo la stessa mattina del16 marzo. Invece le auto furono parcheggiate In quella via in tre tempi diversi (il 16, il 17 e il 19 marzo). Una tempistica resa possibile dal fatto – accertato dalla II Commissione – che subito dopo la strage i terroristi avevano occultato 2 delle 3 auto, e probabilmente lo stesso ostaggio, nel garage di un vicino edificio dello Ior vaticano di via Massimi 91» [Giorgio Galli].

I nuovi accertamenti di una seconda Commissione parlamentare la quale, nel denunciare come il memoriale Morucci abbia segnato «i confini della “verità dicibile” del caso Moro, si è limitata ad allargare tali confini. A conferma del fatto che la verità sul delitto Moro rimane indicibile.

Leggi la Prefazione di Giorgio Galli

Delitto Moro: la grande menzogna


Sergio Flamigni
DELITTO MORO: LA GRANDE MENZOGNA
ISBN 978-88-7953-330-0
430 pagine – € 23,00


La grande menzogna di Stato sul delitto Moro, confezionata alla fine degli anni Ottanta dal brigatista dissociato Valerio Morucci (con la collaborazione del Sisde e della Dc cossighiana), trovò il definitivo avallo nel 1994 con la pubblicazione del libro-intervista dell’ex capo terrorista Mario Moretti Brigate rosse. Una storia italiana, curato dalle giornaliste Carla Mosca e Rossana Rossanda. Una operazione politico-editoriale, quella del libro-intervista, concepita anche per dipingere Moretti come intrepido rivoluzionario dell’ultrasinistra, collocando le sue sanguinarie Br in un ipotetico “album di famiglia” del comunismo italiano.
In questo libro Sergio Flamigni ricostruisce come il quotidiano “il manifesto” (cofondato e codiretto da Rossana Rossanda) raccontò le «cosiddette Brigate rosse», definite “brigate nere” eterodirette, e la lotta armata fino al delitto Moro. Quindi trascrive e commenta le registrazioni foniche (quelle parziali sequestrate dalla magistratura) dei colloqui di Moretti con Mosca e Rossanda nel carcere di Opera del luglio-agosto 1993. E infine riepiloga il vero “album di famiglia” delle Br: una sarabanda di spioni, infiltrati, delatori, provocatori, pentiti e ambiguità di ogni genere.
Come tutti i precedenti lavori di Flamigni sul tema, anche questo libro ha la sola finalità di dimostrare che la versione morucciana-morettiana del sequestro Moro è una colossale menzogna di Stato (infatti assurdamente avallata da certa magistratura). Così come è una grande mistificazione la pretesa “limpidezza rivoluzionaria e comunista” delle Br e di torbidissimi terroristi come Mario Moretti e Giovanni Senzani.

SERGIO FLAMIGNI (Forlì, 1925), parlamentare del Pci dal 1968 al 1987, ha fatto parte delle Commissioni parlamentari d’inchiesta sul caso Moro, sulla Loggia P2 e Antimafia. Autore del best seller La tela del ragno (5ª edizione 2003) e di numerosi altri libri-inchiesta, fra i quali Patto di omertà (2015), Il covo di Stato e la prigione fantasma (2016), La sfinge delle Brigate rosse (nuova edizione 2018), Il quarto uomo del delitto Moro (2018), tutti pubblicati da Kaos edizioni.


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ERRATA CORRIGE

A pag. 324 di Delitto Moro: la grande menzogna una erronea sintesi redazionale, in fase di revisione del testo, ha determinato la frase: «Il colonnello del carabinieri Antonio Cornacchia, affiliato alla P2 come i generali Romolo e Carlo Alberto Dalla Chiesa e Giovanbattista Palumbo».
Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva inoltrato il modulo di iscrizione alla Loggia segreta nell’ottobre 1976 (come confermerà di persona alla Commissione parlamentare d’inchiesta P2 il 22 luglio 1982, a suo dire per ragioni di servizio), ma non era seguita la cerimonia di affiliazione. Circostanza del resto già riportata da Sergio Flamigni, negli esatti termini, in alcune sue precedenti pubblicazioni (Dossier P2, Trame atlantiche, Le Idi di marzo, La Sfinge delle Br).
Nello scusarci per l’imprecisione redazionale, alla prima ristampa o nuova edizione provvederemo alla necessaria rettifica.
KAOS EDIZIONI

Sotto: la richiesta di affiliazione alla P2 compilata dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa nell’ottobre 1976.

Dossier “OP”


Lorenzo Ruggiero [a cura di]
DOSSIER “OP”
Le notizie riservate di Carmine Mino Pecorelli
978-88-7953-329-4 − pagg. 342 − € 22,00


L’avvocato-giornalista Carmine “Mino” Pecorelli fu attivo a Roma, con l’agenzia informativa “Op”, negli anni 1968-1979, il dodicennio più convulso e tempestoso dell’Italia repubblicana a causa della strategia della tensione cominciata con la bomba di piazza Fontana e culminata nella strage di via Fani.
Per alimentare di “notizie riservate” il suo “Osservatore Politico”, Pecorelli aveva stabilito rapporti con il mondo politico (soprattutto democristiano) e finanziario, con imprenditori e boiardi di stato, con gli stati maggiori delle Forze armate e con le forze di polizia, con i vertici dei Servizi segreti e col venerabile della P2 (Loggia massonica segreta alla quale era affiliato).
Introdotto da un profilo biografico di Pecorelli scritto da Sergio Flamigni, questo dossier è una raccolta antologica delle “notizie riservate” pubblicate da “Op” negli anni Settanta. Notizie, voci e indiscrezioni sulle faide al-l’interno dei Servizi segreti, sulle trame eversive, sulle corruttele e sugli scandali politico-affaristici, sulle lotte di potere al vertice dei partiti (soprattutto nella Democrazia cristiana). Fino ai più scabrosi retroscena della strage di via Fani e del sequestro Moro.
Pecorelli venne assassinato a Roma il 20 marzo 1979, e il delitto è rimasto senza colpevoli. A conferma del fatto che quando in vicende delittuose sono implicati servizi segreti e poteri occulti, è pressoché impossibile che la magistratura accerti i fatti e persegua i colpevoli.

Introduzione di Sergio Flamigni


Il quarto uomo del delitto Moro

 

 


Sergio Flamigni
IL QUARTO UOMO DEL DELITTO MORO
978-88-7953-321-8 − pagg. 350 − € 20,00


Nell’estate del 1993 l’ex capo brigatista Mario Moretti, nel ruolo di interessato delatore, permette alla Digos di individuare in Germano Maccari il terrorista che, con lo pseudonimo di “Luigi Altobelli”, sarebbe stato il quarto carceriere di Aldo Moro nel fantomatico covo-prigione di via Montalcini 8 durante i 55 giorni del sequestro. Inoltre, a detta del trio Moretti-Adriana Faranda-Valerio Morucci, Maccari avrebbe collaborato all’uccisione del prigioniero, e avrebbe poi partecipato al grottesco trasporto del cadavere di Moro da via Montalcini fino in via Caetani la mattina del 9 maggio 1978.

La vicenda che ha avuto come protagonista Germano Maccari – qui ricostruita anche attraverso la documentazione giudiziaria e gli interrogatori – è un compendio delle ambiguità, delle menzogne, delle omertà, del criminale cinismo e delle “verità indicibili” che hanno caratterizzato le sanguinarie Br morettiane e che hanno scandito la strage di via Fani e il delitto Moro. Ed è una vicenda che conferma vieppiù inverosimile la versione brigatista (assurdamente avallata dalla magistratura) sulla prigionia e l’uccisione del presidente della Dc. Versione peraltro smentita anche dalle risultanze della II Commissione parlamentare Moro.

 

SERGIO FLAMIGNI (Forlì, 1925), parlamentare del Pci dal 1968 al 1987, ha fatto parte delle Commissioni parlamentari d’inchiesta sul caso Moro, sulla P2 e Antimafia. Ha scritto: La tela del ragno (1988 e 2003), Trame atlantiche. Storia della Loggia P2 (1996); «Il mio sangue ricadrà su di loro». Gli scritti di Aldo Moro prigioniero delle Br (1997); Convergenze parallele (1998); I fantasmi del passato (2001); Patto di omertà (2015); Il covo di Stato e la prigione fantasma (2016).

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Banda Etruria

 

 


Lucio Giunio Bruto
BANDA ETRURIA
978-88-7953-315-7 − pagg. 314 − € 20,00


Massoni, politicanti e affaristi: la grande truffa della bancarotta Etruria

La Banca popolare dell’Etruria, piccolo istituto di credito con sede a Arezzo, sale alla ribalta delle cronache nazionali nella primavera del 1981, a causa dello scandalo della Loggia massonica segreta P2. Una coincidenza per niente casuale: all’origine di Banca Etruria c’è infatti la Banca mutua popolare aretina fondata nel 1888 dalla Massoneria toscana; dal 1980 l’Etruria è presieduta dal massone Elio Faralli, e sul conto corrente del capo della P2 Licio Gelli presso la banca aretina finiscono le quote di affiliazione alla Loggia segreta.

Fra lotte di potere e maneggi finanziari, un consigliere suicida e un ragioniere suicidato, acquisizioni pilotate e sperperi, massoni affaristi e politicanti vecchi e nuovi, fino allo scandalo governativo Boschi-Renzi con l’approdo in Parlamento (Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario), la trentennale parabola di Banca dell’Etruria con l’epilogo del crac pagato da decine di migliaia di risparmiatori truffati.

Gli autori che si firmano Lucio Giunio Bruto hanno scritto tra l’altro: Cicciobello del potere (1997), Vespaio (2005), Bassezza reale (2006), Volo basso (2012), Attacco alla Costituzione (2014), Televergine Maria (2015), Checco cialtrone (2016). Tutti pubblicati da Kaos edizioni.

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La sfinge delle Brigate rosse

 

 


Sergio Flamigni
LA SFINGE DELLE BRIGATE ROSSE
978-88-7953-318-8 − pagg. 360 − € 20,00


La torbida biografia di Mario Moretti, il terrorista che come capo delle Br è stato l’efferato strumento per mutare il corso politico della storia italiana.

• Studente filofascista al “Montani” di Fermo, mantenuto agli studi dai marchesi Casati Stampa • In via Gallarate 131 (Milano), centrale operativa del provocatore anticomunista Luigi Cavallo sodale di Edgardo Sogno • Sindacalista cislino dei “colletti bianchi” alla Sit-Siemens, contro la Cgil e contro il Pci • Esame di Dottrina e morale all’università Cattolica, docente don Luigi Giussani • Trasloco in via delle Ande: vicino di casa del capo dell’Ufficio politico della Questura milanese Antonino Allegra, e dell’ex comunista Roberto Dotti (braccio destro di Edgardo Sogno) • L’entrata nelle Br come militarista-rapinatore • Al vertice delle Br, dopo l’arresto dei fondatori, sospettato di essere un infiltrato • Una lunga latitanza “protetta” come capo-padrone delle Br, scandita da decine di delitti • In via Gradoli 96 all’ombra dei Servizi • La strage di via Fani, la gestione del sequestro Moro, l’omicidio e la “censura” degli scritti morotei • L’improvviso arresto come un ladro di polli, e l’accoltellamento-avvertimento in carcere • Né pentito, né dissociato, né irriducibile, con 6 condanne all’ergastolo • Silenzi e minacce, versioni di comodo concertate coi Servizi, trattative e ricatti con settori della Dc, permessi premio e semilibertà.

«Giudichi il lettore la figura del capo brigatista Mario Moretti ricostruita il questo libro anche attraverso documenti che non temono smentite. Dica il lettore se si tratta di “dietrologia”, o se la vera storia delle Br morettiane, e del delitto Moro, sia in gran parte – come io penso – ancora da scrivere» (S.F.)

Leggi un’anteprima

SERGIO FLAMIGNI (Forlì, 1925), parlamentare del Pci dal 1968 al 1987, ha fatto parte delle Commissioni parlamentari d’inchiesta sul caso Moro, sulla P2 e Antimafia. Ha scritto: La tela del ragno (1988 e 2003), Trame atlantiche. Storia della Loggia P2 (1996); «Il mio sangue ricadrà su di loro». Gli scritti di Aldo Moro prigioniero delle Br (1997); Convergenze parallele (1998); I fantasmi del passato (2001); Patto di omertà (2015); Il covo di Stato e la prigione fantasma (2016).

Dossier Banche venete

 

 


A cura di Anselmo Marra
DOSSIER BANCHE VENETE
978-88-7953-316-4 − pagg. 438 − € 22,00


Questo libro documenta i crac di Banca popolare di Vicenza e di Veneto Banca, due vicende di straordinaria gravità economico-sociale che hanno finito per colpire molte decine di migliaia di cittadini-risparmiatori. Il dossier è articolato in tre parti:
• Una sintetica raccolta antologica delle principali cronache giornalistiche (nazionali e locali), comprensiva di interviste, documenti e testimonianze, che ripercorre il divenire dei due crac a partire dai primi anni del Duemila.
• I brani salienti della relazione finale (luglio 2016) della “Commissione d’inchiesta sui gravi fatti riguardanti il sistema bancario in Veneto”. Commissione istituita nel gennaio del 2016 dal Consiglio regionale per «l’allarme sociale provocato dallo sconvolgimento del mercato bancario in Veneto».
• Le principali audizioni, inerenti le due banche venete, della “Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario” (ottobre-dicembre 2017): esponenti di alcune associazioni dei risparmiatori di Bpvi e Vb; Gianni Zonin (ex presidente Bpvi); Giuseppe Vegas (presidente Consob); Vincenzo Consoli (ex amministratore Vb); Ignazio Visco (governatore Bankitalia).

Dossier Monte dei Paschi di Siena

 

 


A cura di Stefano Molteni – Prefazione di Giorgio Galli
DOSSIER MONTE DEI PASCHI DI SIENA
978-88-7953-309-6 − pagg. 352 − € 20,00


Il verbale dell’adunanza del Collegio sindacale di Montepaschi del 9 ottobre 1981, in conseguenza dello scandalo della Loggia massonica segre1ia P2. Una dettagliata rassegna delle cronache giornalistiche sui fatti più rilevanti dell’attività della banca senese degli anni Ottanta, Novanta e Duemila. La relazione conclusiva della Commissione d’inchiesta del Consiglio regionale, approvata il 28 luglio 2016 dalla minoranza (Movimento Cinquestelle, Lega nord, Sì-Toscana a sinistra), “in merito alla fondazione e alla Banca Monte dei Paschi di Siena”.

«Nella recente storia del Montepaschi, qui ricostruita in forma di cronaca, ricorrono a vario titolo i nomi del più noti affaristi italici (e di alcuni del più famigerati, bancarottieri inclusi). Ricorrono i nomi di politici della Prima repubblica (Pci e Dc) e della Seconda (del centrosinistra prodiano e del centrodestra berlusconiano). Ricorrono le ombre dei poteri occulti e i maneggi partitici, fra clientele e ruberie, crac e riclclaggi, tangenti e corruttele, azzardi speculativi e bilanci falsi. Ricorrono omissioni, complicità e connivenze da parte dei cosiddetti “organismi di controllo” (Bankitalia e Consob). Né manca la morte enigmatica di un dirigente, sbrigativamente archiviata come suicidio»

[Giorgio Galli]

Triplo inganno


Pino Nicotri
TRIPLO INGANNO
978-88-7953-268-6 − pagg. 240 − € 17,00


Il Vaticano, gli apparati, i mass media e il caso Orlandi

 

Citando documenti giudiziari ignorati o dimenticati, e attraverso verifiche di luoghi e testimonianze, questo libro ricostruisce il divenire trentennale del caso Orlandi (la scomparsa della cittadina vaticana quindicenne Emanuela Orlandi, a Roma, il 22 giugno 1983), e denuncia il triplo inganno che ha impedito di accertare la verità dei fatti.
Il primo inganno è quello del “rapimento politico”, la fantasiosa tesi imposta a colpi di appelli da papa Karol Wojtyla impegnato nella lotta anticomunista nell’Est europeo. Il secondo inganno è quello delle autorità e degli apparati, vaticani e italiani, impegnati ad assecondare la messinscena del “rapimento politico” della Orlandi. Il terzo inganno è quello di stampa e tv, che non solo hanno assecondato la grande menzogna papale, ma hanno anche trasformato il caso Orlandi in uno show mediatico di supertestimoni fasulli, false rivelazioni e notizie inventate.

PINO NICOTRI, ex inviato del settimanale “L’Espresso”, è autore di numerosi libri inchiesta. Da molti anni si occupa del caso Orlandi, sul quale ha già pubblicato Mistero vaticano (Kaos edizioni 2002) e Emanuela Orlandi. La verità (Baldini Castoldi Dalai 2008). Opinionista del giornale online “Blitzquotidiano.it”, è titolare del blog pinonicotri.it.


Esecuzione con depistaggi di Stato


Luciana Alpi
ESECUZIONE CON DEPISTAGGI DI STATO
978-88-7953-308-9 − pagg. 314 − € 20,00


L’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin,
e le manovre per nascondere killer e mandanti.

 

«Il 20 marzo 1994, a Mogadiscio, vennero uccisi con una esecuzione mia figlia Ilaria Alpi (giornalista della Rai-tv) e il cineoperatore Miran Hrovatin. Da quel giorno si sono susseguite commissioni governative e parlamentari, il lavorìo di 5 diversi magistrati, svariati processi, ma è stata una specie di terribile messinscena inutile. Fra omertà, depistaggi, manovre e veleni, si è arrivati al punto di condannare e incarcerare per 16 anni un innocente (Omar Hassan Hashi), pur di coprire killer, mandanti e movente del doppio delitto di Mogadiscio.

Il 19 ottobre 2016 la Corte di appello di Perugia ha perlomeno rimediato allo scandalo aggiuntivo, scarcerando l’incolpevole Omar Hassan Hashi. E nelle motivazioni della sentenza, i giudici perugini hanno scritto di “attività di depistaggio di ampia portata” culminata appunto nella condanna del “capro espiatorio” Omar Hassan. In pratica, la sentenza parla di un falso testimone prezzolato, protetto e manovrato da settori di apparati dello Stato italiano, per far condannare un innocente, allo scopo di depistare la ricerca della verità sul delitto Alpi-Hrovatin.

Per tenere vivo il ricordo dei fatti, pubblico questo testo che li riassume. Alla riedizione del libro-inchiesta , segue una breve rassegna stampa, e infine il testo integrale delle motivazioni della sentenza della Corte di appello di Perugia. A futura memoria».

Luciana Alpi


La banda della Magliana e il delitto Pecorelli

 

 


Autori vari
LA BANDA DELLA MAGLIANA E IL DELITTO PECORELLI
978-88-7953-226-6 − pagg. 354 − € 20,00


Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Vittorio Carnovale, Antonio Mancini, Fabiola Moretti, Maurizio Abbatino, Salvatore Cancemi, sull’uccisione del direttore di “Op” Carmine Pecorelli (Roma, 20 marzo 1979). L’audizione del magistrato Fausto Cardella, titolare dell’inchiesta, da parte della Commissione parlamentare stragi, per le connessioni del delitto Pecorelli col sequestro Moro. Le sentenze processuali della Corte di assise di Perugia (settembre 1999 e novembre 2002).

Nella documentazione giudiziaria relativa all’omicidio Pecorelli, la struttura e i delitti della banda della Magliana, e i collegamenti dell’organizzazione criminale romana con i poteri occulti, col mondo politico e con gli apparati dello Stato.

 

Il filatelico

 

 


Enrico Compagnoni
IL FILATELICO
978-88-7953-209-9 − pagg. 230 − € 18,00


 

Il segreto che lega i destini di due donne scomparse nell’ombra.

L’8 maggio 1996, a Torino, scompare nel nulla la logopedista quarantenne Marina Di Modica, che quella sera aveva un appuntamento con il coetaneo Paolo Stroppiana, filatelico della “Bolaffi”. Proprio come sette anni prima, l’8 agosto 1989, era scomparsa nel nulla Camilla Bini, collega di Stroppiana alla “Bolaffi” e sua coetanea. Processato per l’uccisione della Di Modica, il filatelico è stato condannato in due gradi di giudizio; ma la Cassazione ha annullato con rinvio alla Corte d’appello, e Stroppiana continua a dirsi innocente. Questo libro-inchiesta ricostruisce i contorni di uno scioccante enigma rimasto insoluto anche a causa di inerzie investigative e depistaggi. Al centro di tutto c’è la figura del filatelico della “Bolaffi”, la cui biografia è percorsa da svariate oscurità: a partire dagli ambigui trascorsi di estremista neofascista “pentito” al momento dell’arresto, fino alla sua vocazione di disinibito playboy, passando per una notevole propensione al cinismo e alla menzogna.

 

Il sequestro di verità

 

 


Roberto Bartali, Sergio Flamigni, Ilaria Moroni, Giuseppe De Lutiis, Lorenzo Ruggiero
IL SEQUESTRO DI VERITÀ
978-88-7953-176-4 − pagg. 132 − € 16,00


 

I buchi neri del delitto Moro.

Tra versioni di comodo, silenzi conniventi e censure mediatiche, il sequestro Moro può essere considerato anche un sequestro di verità. Infatti, nonostante cinque processi e due Commissioni parlamentari d’inchiesta, è rimasto un enigma insoluto dall’inizio alla fine.

Non si sa quanti terroristi il 16 marzo 1978 parteciparono all’agguato di via Fani, né si conosce l’identità del killer che sparò 49 colpi con una sola arma. Non è certo che Moro sia stato tenuto prigioniero nel covo di via Montalcini, e le perizie sul suo corpo hanno smentito che quella possa essere stata la sola prigione per tutti i 55 giorni. Non si sa chi il 18 aprile allestì la messinscena nel covo di via Gradoli (doccia aperta e armi in bella vista), né perché. Non si sa dove siano finite le due borse di Moro con gli importanti documenti che contenevano, né le registrazioni foniche degli interrogatori cui venne sottoposto il prigioniero, né l’originale manoscritto del suo memoriale. La stessa versione brigatista del 9 maggio – uccisione di Moro, e abbandono del cadavere in via Caetani – è contraddittoria, lacunosa e del tutto implausibile.

Questo libro ripercorre le mistificazioni e le omertà con le quali ex terroristi, settori dello Stato, politici e mass media tengono sequestrata la verità sul delitto Moro.

ROBERTO BARTALI (Erice, 1972), PhD, Università di Siena. Ha pubblicato tra l’altro: Red Brigades and Moro Kidnapping: secrets and lies. In: A. Bull, A. Giorgio [a cura di], Speaking Out and Silencing: Culture, Society and Politics in Italy in the 1970s, Legenda 2006 e Le Brigate Rosse, una storia della guerra fredda, in “Nuova Storia Contemporanea”, Anno X, n. 6, novembre-dicembre 2006.

GIUSEPPE DE LUTIIS (Pescara, 1941) è presidente del Cedost (Centro documentazione storico-politica su stragismo, terrorismo e violenza politica) di Bologna. Dal 1994 al 2001 è stato coordinatore dei consulenti della Commissione parlamentare su stragi e terrorismo. È autore, fra l’altro, di Storia dei servizi segreti italiani (Editori Riuniti 1984, 1991, 1998), Il lato oscuro del potere (Editori Riuniti 1996)  e Il golpe di via Fani (Sperling & Kupfer 2007).

SERGIO FLAMIGNI (Forlì, 1925), parlamentare del Pci dal 1968 al 1987, ha fatto parte delle Commissioni parlamentari d’inchiesta sul caso Moro, sulla P2 e Antimafia. Autore del best seller La tela del ragno. Il delitto Moro (5ª edizione 2003), ha scritto o curato inoltre: Trame atlantiche. Storia della Loggia massonica segreta P2 (2ª edizione 2005); «Il mio sangue ricadrà su di loro». Gli scritti di Aldo Moro prigioniero delle Br (1997); Convergenze parallele (1998); Il covo di Stato (1999); I fantasmi del passato (2001); La sfinge delle Brigate rosse (2004); Dossier Pecorelli (2005); Le Idi di marzo. Il delitto Moro secondo Mino Pecorelli (2007); Dossier delitto Moro (2007); tutti pubblicati dalla Kaos edizioni.

ILARIA MORONI (Roma, 1976), si è laureata con una tesi sul caso Moro. Lavora presso il “Centro di documentazione Archivio Flamigni”, e coordina la “Rete degli Archivi per non dimenticare”.

LORENZO RUGGIERO (Milano, 1961) ha scritto Lager Sudafrica. Viaggio nel Paese dell’apartheid (1989). Ha curato: Fabulazzo di Dario Fo (1992); No War. Idee e canzoni contro tutte le guerre (2003); Dossier Brigate rosse 1969-1975 (2007); Dossier Brigate rosse 1976-1978 (2007). Tutti pubblicati dalla Kaos edizioni.

“Folgore” di morte e di omertà

 

 


Isabella Guarino e Corrado Scieri
“FOLGORE” DI MORTE E DI OMERTÀ
978-88-7953-176-4 − pagg. 132 − € 16,00


 

L’allievo parà Emanuele Scieri, ucciso da nessuno nella caserma “Gamerra” di Pisa.

 

«Nostro figlio Emanuele Scieri, partito da Siracusa il 21 luglio 1999 per fare il servizio militare nei parà della caserma “Gamerra” di Pisa, è tornato a casa un mese dopo chiuso in una bara. Non è morto per una fatalità o per una disgrazia: è stato ammazzato. Ma non si sa da chi. Perché la supercaserma pisana della “Folgore”, dopo essersi trasformata in un mattatoio, è diventata una centrale di omertà da fare impallidire “Cosa nostra”.
La più vile delle omertà ha protetto il branco degli assassini, paracadutisti pronti “come folgore dal cielo” a scappare, parà pronti “come nembo di tempesta” a nascondersi. Questi “arditi del cielo e della terra”, dopo avere massacrato in gruppo un singolo commilitone appena arrivato in caserma, se la sono data a gambe e da allora si nascondono come conigli.
Ancora una volta la giustizia italiana ha dimostrato di essere una pseudogiustizia all’italiana: delitti senza colpevoli, casi irrisolti, archiviazioni invece di verità, fantasmi al posto di imputati, generiche ipotesi invece di accertamenti. E come in altri casi, la vittima – cioè nostro figlio Emanuele – ha perfino rischiato di diventare “colpevole”, dato che inizialmente si è tentato di metterne in dubbio l’equilibrio psichico e l’integrità morale per rendere credibile la comoda scappatoia del suicidio.
Noi genitori di Emanuele siamo ancora qui a reclamare verità e giustizia. Lo facciamo attraverso questo libro, nel quale abbiamo ricostruito tutta la vicenda. Vogliamo sapere chi, in una caserma d’élite della Repubblica, ha ucciso nostro figlio e perché. Abbiamo il diritto di saperlo, sia come genitori sia come cittadini».
Isabella Guarino
Corrado Scieri

Bassezza reale

 

 


Lucio Giunio Bruto
BASSEZZA REALE
88-7953-168-9 − pagg. 200 − € 15,00


L’infanzia nei giardini del Quirinale, e l’incontro col duce Benito Mussolini • L’esilio nella reggia svizzera di Merlinge, e gli studi nei collegi più esclusivi di Ginevra • La giovinezza con tre passioni: le armi, le macchine e le donne • La promessa sposa piccoloborghese, e il matrimonio clandestino a Las Vegas • Dicembre 1969: “destituisce” il re Umberto II, e si autoproclama “Re Vittorio Emanuele IV” • Sangue e menzogne: la tragedia dell’isola di Cavallo • L’affiliazione alla Loggia massonica segreta P2, e i rapporti con Licio Gelli • I contatti coi servizi segreti, e le ombre del traffico internazionale di armi • Il testamento di Umberto II: volontà disattese e documenti scomparsi • Le invocazioni per la fine dell’esilio, e la pretesa di “risarcimenti” immobiliari • La pubblica adesione alla destra berlusconiana, e la ragnatela affaristica • In carcere con l’accusa di associazione a delinquere, e le telefonate di Puttanopoli • Il “movimento politico” del principino Emanuele Filiberto, e il business dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.

 

Dopo la banda della Magliana

Commissione parlamentare antimafia
DOPO LA BANDA DELLA MAGLIANA
978-88-7953-232-7 − pagg. 318 − € 20,00

La criminalità organizzata  e  comune, a Roma e nel Lazio, durante il ventennio dal 1990 al 2010, in base alle relazioni della Commissione parlamentare antimafia (X, XI e XIV legislatura), del ministero dell’Interno e della magistratura romana. «Oggetto di continue attenzioni investigative dagli inizi degli anni Ottanta agli inizi dei Novanta, la banda della Magliana lasciava sul campo molti dei suoi capi storici, uccisi, mentre altri venivano ristretti in carcere. Dalla dissoluzione di tale struttura criminale, che si connotava come un’associazione di stampo mafioso, non è più esistita a Roma una organizzazione in posizione egemone sulle altre. Alcuni elementi già collegati alla banda della Magliana (Enrico Nicoletti, Carmine Fasciani, Enrico Terribile, Roberto Pergola) hanno ricostituito sodalizi criminali di più modeste dimensioni, aventi le stesse caratteristiche mafiose e operanti nei settori tradizionali della criminalità romana: traffico di stupefacenti, usura, estorsioni, gioco d’azzardo, sfruttamento della prostituzione, [e] il riciclaggio dei capitali provenienti dalla consumazione dei predetti reati…» (Dalla Relazione conclusiva della Commissione parlamentare antimafia, 18 gennaio 2006).

La banda della magliana

 

 


Gianni Flamini
LA BANDA DELLA MAGLIANA
978-88-7953-239-6 − pagg. 252 − € 20,00


 

«Questo libro si occupa di uno snodo importante dei misteri d’Italia: la struttura illegale denominata “banda della Magliana”. Una struttura che non può essere semplicemente definita criminale, pena la sottovalutazione della sua funzione di cerniera con settori dell’eversione armata, dei servizi segreti, del mondo politico, del Vaticano, delle banche… La storia della banda della Magliana evidenzia un ulteriore segmento della storia della prima Repubblica. Una storia letta dal versante delle organizzazioni criminali che l’hanno attraversata condizionandone il divenire. Una storia drammatica, che non deve essere ignorata; storia autentica del nostro Paese, che dobbiamo conoscere proprio per non doverla rivivere» Libero Mancuso

GIANNI FLAMINI (Bologna 1934, giornalista) da molti anni fa ricerche sui temi del terrorismo, della sovversione e della politica parallela. Fra le sue pubblicazioni: Il partito del golpe (1981-1985); I pretoriani di Pace e libertà (2001); Brennero Connection (2003); L’amico americano (2005); Segreto di Stato (2002) e Diario criminale (2009), entrambi con Claudio Nunziata; Il bullo del quartiere (2006); Il libro che i servizi segreti italiani non ti farebbero mai leggere (2010).