Il calciatore suicidato

 

 


Carlo Petrini
IL CALCIATORE SUICIDATO
978-88-7953-257-0 − pagg. 188 − € 12,00


 

La morte senza verità del centrocampista Donato Bergamini.

Nella storia recente del calcio italiano c’è un dramma che è rimasto senza verità. È la morte violenta del giocatore Donato Bergamini, centrocampista del Cosenza (serie B), trovato cadavere davanti alle ruote di un camion la sera del 18 novembre 1989. Una morte, fatta passare per suicidio, che è un vero giallo ambientato nel mondo falso e dorato del dio pallone, con personaggi che sembrano venire fuori da un film. 
«Come ex giocatore che ha conosciuto bene la faccia nascosta del calcio, in questo libro ho tentato di chiarire alcuni dei retroscena della morte di Bergamini: mi sono studiato gli atti della magistratura, ho fatto ricerche e ho intervistato un po’ di persone, anche a Cosenza. Insomma, ho fatto quello che nessuno dei giornalisti sportivi ha mai fatto: loro sono troppo impegnati a leccare il culo del potere pallonaro e dei suoi divi, per occuparsi di un giocatore di serie B morto ammazzato come un cane» (C.P.)

Radio radicale, 29 gennaio 2002, Carlo Petrini intervistato da Lanfranco Palazzolo.

Nel fango del dio pallone

 

 


Carlo Petrini
NEL FANGO DEL DIO PALLONE
978-88-7953-217-4 − pagg. 198 − € 18,00


 

Nuova edizione ampliata, ottobre 2010

Nato a Monticiano (Siena) nel 1948, Carlo Petrini è stato uno dei più noti calciatori degli anni Settanta. Dalle giovanili del Genoa, passò al Lecce (serie C, 1965-66), tornò al Genoa (serie B, 1966-68), quindi cominciò l’avventura professionistica ai vertici del calcio italiano come centravanti: al Milan di Nereo Rocco (1968-69), al Torino (1969-70), al Varese (1971-72), al Catanzaro (1972-74), alla Ternana (1974-75), alla Roma di Nils Liedholm (1975-76), al Verona (1976-77), al Cesena (1977-79), e approdò infine al Bologna (1979-80). Nella primavera del 1980 risultò coinvolto nello scandalo del calcio-scommesse: a Petrini venne inflitta una pesante squalifica che in pratica mise fine alla sua carriera. In questa autobiografia, sincera fino a essere spietata, Petrini racconta quello che «nel calcio si fa ma non si deve dire». Tutte le miserie che ha conosciuto e vissuto in prima persona – come protagonista, o come testimone – all’interno di un mondo dorato ma permeato di ipocrisia: i pareggi “concordati” e le partite “vendute”, il doping e l’espediente per eludere i controlli, i soldi “in nero” e le sfrenatezze sessuali. Non manca il racconto di alcuni retroscena inediti dell’epocale scandalo del calcio-scommesse. Una coraggiosa auto-confessione nella quale Carlo Petrini ripercorre inoltre le sue peripezie extra-calcistiche successive: le amicizie “pericolose” e un crac finanziario, la fuga all’estero e i lunghi anni di solitudine e di paura, l’indigenza e le malattie, fino alla drammatica morte di un figlio diciannovenne.

Lucianone da Monticiano

 

 


Carlo Petrini
LUCIANONE DA MONTICIANO
978-88-7953-237-2 − pagg. 160 − € 17,00


 

«A differenza del mio compaesano Luciano Moggi, io non sono il tipo che infierisce sulla gente in difficoltà, e oggi Lucianone è in disgrazia: radiato dal calcio, e con una raffica di condanne penali sul gobbo (per la Gea, per minacce, per Calciopoli), sia pure non ancora definitive. Però il potere che ancora mantiene a livello mediatico, la faccia di bronzo che continua a esibire in giro (è arrivato al punto di querelarmi…), e la capacità dell’opinione pubblica nazionale di dimenticare, mi hanno convinto a dedicargli queste pagine. Perché voglio che fra trenta o quarant’anni la generazione dei miei nipoti possa leggere le gesta – quelle vere e senza censura, cioè quelle delinquenziali accertate dai carabinieri a proposito della sua associazione a delinquere – del mio celebre compaesano Lucianone Moggi da Monticiano». Carlo Petrini

Nuove pagine anticlericali

 

Ernesto Rossi
NUOVE PAGINE ANTICLERICALI
88-7953-107-7 − pagg. 524 − € 20,00

 

Le celebri Pagine anticlericali (dedicate al pontificato di Pio XII, ai Patti lateranensi, ai privilegi fiscali accordati alle finanze del Vaticano, all’ingerenza confessionale nella scuola pubblica, all’influenza elettorale del clero, agli opportunismi delle Sinistre verso la Santa sede, ecc.), sono qui riproposte e integrate con nuovi scritti che Rossi dedicò al tema dei rapporti Stato-Chiesa. Rapporti che «attraverso la Democrazia cristiana hanno ridotto il nostro Paese a una repubblica papalina». Prefazione di Alessandro Galante Garrone.

 

ERNESTO ROSSI (Caserta 1897, Roma 1967) fu tra gli animatori della prima opposizione al fascismo e uno dei capi di “Giustizia e libertà”. Nel 1930 venne arrestato, e il Tribunale speciale lo condannò a vent’anni di carcere. Detenuto a Regina Coeli per nove anni, nel 1939 venne mandato al confino nell’isola di Ventotene, dove elaborò, con Altiero Spinelli, il manifesto del Movimento federalista europeo. Liberato nel ’43, si trasferì in Svizzera. Nel 1945 tornò in Italia e partecipò all’esecutivo del Partito d’azione. Dopo la Liberazione fu sottosegretario alla Ricostruzione nel governo Parri. Nel 1956 fu tra i fondatori del Partito radicale. Dalle pagine de “Il Mondo” e “L’Astrolabio” condusse una strenua battaglia contro i monopoli industriali, la corruzione amministrativa e le ingerenze clericali nello Stato. Economista e storico, scrittore e polemista, pubblicò numerose opere, fra le quali: Settimo: non rubare (1951), I padroni del vapore (1954), Il manganello e l’aspersorio (1958), Il Sillabo e dopo (1965), Nuove pagine anticlericali (1966), tutte ripubblicate da Kaos edizioni, insieme alla raccolta di scritti e testimonianze Ernesto Rossi. Un democratico ribelle (a cura di Giuseppe Armani).

Il sillabo e dopo

Ernesto Rossi
IL SILLABO E DOPO
88-7953-092-5 − pagg. 240 − € 14,46

Questo è un libro anticlericale. Lo hanno scritto otto pontefici: Pio IX, Leone XIII, Pio X, Benedetto XV, Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI.

«Io appartengo alla sparutissima schiera di coloro che credono ancora sia dovere di ogni uomo civile prendere la difesa dello Stato laico contro le ingerenze della Chiesa in Parlamento, nella scuola, nella pubblica amministrazione, e ritengono che quest’obiettivo sia, nel nostro paese, più importante di qualsiasi altro – politico, giuridico o economico – in quanto il suo conseguimento costituirebbe la premessa indispensabile per qualsiasi seria riforma di struttura: io sono, cioè, sulle posizioni di quello che la maggior parte degli esponenti della nostra sinistra democratica oggi definisce “vieto anticlericalismo” e “pregiudizio piccolo-borghese”.»

Ernesto Rossi, 8 dicembre 1964


ERNESTO ROSSI (Caserta 1897, Roma 1967) fu tra gli animatori della prima opposizione al fascismo e uno dei capi di “Giustizia e libertà”. Nel 1930 venne arrestato, e il Tribunale speciale lo condannò a vent’anni di carcere. Detenuto a Regina Coeli per nove anni, nel 1939 venne mandato al confino nell’isola di Ventotene, dove elaborò, con Altiero Spinelli, il manifesto del Movimento federalista europeo. Liberato nel ’43, si trasferì in Svizzera. Nel 1945 tornò in Italia e partecipò all’esecutivo del Partito d’azione. Dopo la Liberazione fu sottosegretario alla Ricostruzione nel governo Parri. Nel 1956 fu tra i fondatori del Partito radicale. Dalle pagine de “Il Mondo” e “L’Astrolabio” condusse una strenua battaglia contro i monopoli industriali, la corruzione amministrativa e le ingerenze clericali nello Stato. Economista e storico, scrittore e polemista, pubblicò numerose opere, fra le quali: Settimo: non rubare (1951), I padroni del vapore (1954), Il manganello e l’aspersorio (1958), Il Sillabo e dopo (1965), Nuove pagine anticlericali (1966), tutte ripubblicate da Kaos edizioni, insieme alla raccolta di scritti e testimonianze Ernesto Rossi. Un democratico ribelle (a cura di Giuseppe Armani).

I padroni del vapore

 

Ernesto Rossi
I PADRONI DEL VAPORE
88-7953-101-8 − pagg. 352 − € 18,08

 

La collaborazione Fascismo-Confindustria durante il Ventennio. A cura di Mimmo Franzinelli.

 

La prima interpretazione storica ed economica della politica che il fascismo, arrivato al potere, sviluppò durante il Ventennio con la collaborazione della Confindustria.

Esaltazione della iniziativa privata, intesa come “libertà di corsa” dei grandi finanzieri. Trasferimento del maggior carico delle imposte dai ceti più ricchi a quelli più poveri. Superamento della lotta di classe col sindacalismo schiavista. Socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti. Sbocco assicurato all’estero, con il denaro dei contribuenti, ai prodotti dell’industria nazionale. Difesa del mercato interno da ogni forma di concorrenza da parte delle industrie straniere…

Pubblicato a metà degli anni Cinquanta, I padroni del vapore è una delle opere più importanti di Ernesto Rossi: un saggio-denuncia che ha mantenuto nel tempo aspetti di straordinaria attualità.

 

 

ERNESTO ROSSI (Caserta 1897, Roma 1967) fu tra gli animatori della prima opposizione al fascismo e uno dei capi di “Giustizia e libertà”. Nel 1930 venne arrestato, e il Tribunale speciale lo condannò a vent’anni di carcere. Detenuto a Regina Coeli per nove anni, nel 1939 venne mandato al confino nell’isola di Ventotene, dove elaborò, con Altiero Spinelli, il manifesto del Movimento federalista europeo. Liberato nel ’43, si trasferì in Svizzera. Nel 1945 tornò in Italia e partecipò all’esecutivo del Partito d’azione. Dopo la Liberazione fu sottosegretario alla Ricostruzione nel governo Parri. Nel 1956 fu tra i fondatori del Partito radicale. Dalle pagine de “Il Mondo” e “L’Astrolabio” condusse una strenua battaglia contro i monopoli industriali, la corruzione amministrativa e le ingerenze clericali nello Stato. Economista e storico, scrittore e polemista, pubblicò numerose opere, fra le quali: Settimo: non rubare (1951), I padroni del vapore (1954), Il manganello e l’aspersorio (1958), Il Sillabo e dopo (1965), Nuove pagine anticlericali (1966), tutte ripubblicate da Kaos edizioni, insieme alla raccolta di scritti e testimonianze Ernesto Rossi. Un democratico ribelle (a cura di Giuseppe Armani).

Un democratico ribelle

Giuseppe Armani [a cura di]
UN DEMOCRATICO RIBELLE
88-7953-105-0 − pagg. 410 − € 19,63

La storia umana e intellettuale di Ernesto Rossi antifascista, attraverso lettere, testimonianze, documenti. Gli anni della guerra, dell’opposizione antifascista, del carcere e del confino, e gli scritti che Rossi dedicò ai suoi maestri: in primo luogo a Gaetano Salvemini, poi ai fratelli Rosselli, Riccardo Bauer, Eugenio Colorni, Luigi Einaudi, Vittorio Foa, Ferruccio Parri, ecc. Con una testimonianza di Massimo Mila, e un’intervista a Ada Rossi.

ERNESTO ROSSI (Caserta 1897, Roma 1967) fu tra gli animatori della prima opposizione al fascismo e uno dei capi di “Giustizia e libertà”. Nel 1930 venne arrestato, e il Tribunale speciale lo condannò a vent’anni di carcere. Detenuto a Regina Coeli per nove anni, nel 1939 venne mandato al confino nell’isola di Ventotene, dove elaborò, con Altiero Spinelli, il manifesto del Movimento federalista europeo. Liberato nel ’43, si trasferì in Svizzera. Nel 1945 tornò in Italia e partecipò all’esecutivo del Partito d’azione. Dopo la Liberazione fu sottosegretario alla Ricostruzione nel governo Parri. Nel 1956 fu tra i fondatori del Partito radicale. Dalle pagine de “Il Mondo” e “L’Astrolabio” condusse una strenua battaglia contro i monopoli industriali, la corruzione amministrativa e le ingerenze clericali nello Stato. Economista e storico, scrittore e polemista, pubblicò numerose opere, fra le quali: Settimo: non rubare (1951), I padroni del vapore (1954), Il manganello e l’aspersorio (1958), Il Sillabo e dopo (1965), Nuove pagine anticlericali (1966), tutte ripubblicate da Kaos edizioni, insieme alla raccolta di scritti e testimonianze Ernesto Rossi. Un democratico ribelle (a cura di Giuseppe Armani).

Il manganello e l’aspersorio

Ernesto Rossi
IL MANGANELLO E L’ASPERSORIO
978-88-7953-186-3 − pagg. 368 − € 19,00

L’uomo della divina Provvidenza e papa Pio XI • La “apoliticità” della Chiesa • La liquidazione del Partito popolare • La crisi per l’assassinio dell’on. Matteotti • Il sindacalismo bianco • I Patti lateranensi • La canonizzazione del nazismo • La guerra santa in Abissinia • I gesuiti contro gli ebrei • la Crociata di Spagna • Pio XII nella Seconda guerra mondiale.

«Pochi italiani conoscono quale centro di coordinamento e di guida delle forze più reazionarie è il Vaticano, e quale fattore di corruzione esso costituisce nella nostra vita pubblica, con la sua morale gesuitica, con la continua pratica del doppio gioco, con l’insegnamento della cieca obbedienza ai governanti… Prima di mettermi a studiare il tema che ho sviluppato in questo libro, neppure io avevo piena consapevolezza del pericolo che il Vaticano rappresenta per la democrazia in Italia.» (E. Rossi, 30 dicembre 1957)

ERNESTO ROSSI (Caserta 1897, Roma 1967) fu tra gli animatori della prima opposizione al fascismo e uno dei capi di “Giustizia e libertà”. Nel 1930 venne arrestato, e il Tribunale speciale lo condannò a vent’anni di carcere. Detenuto a Regina Coeli per nove anni, nel 1939 venne mandato al confino nell’isola di Ventotene, dove elaborò, con Altiero Spinelli, il manifesto del Movimento federalista europeo. Liberato nel ’43, si trasferì in Svizzera. Nel 1945 tornò in Italia e partecipò all’esecutivo del Partito d’azione. Dopo la Liberazione fu sottosegretario alla Ricostruzione nel governo Parri. Nel 1956 fu tra i fondatori del Partito radicale. Dalle pagine de “Il Mondo” e “L’Astrolabio” condusse una strenua battaglia contro i monopoli industriali, la corruzione amministrativa e le ingerenze clericali nello Stato. Economista e storico, scrittore e polemista, pubblicò numerose opere, fra le quali: Settimo: non rubare (1951), I padroni del vapore (1954), Il manganello e l’aspersorio (1958), Il Sillabo e dopo (1965), Nuove pagine anticlericali (1966), tutte ripubblicate da Kaos edizioni, insieme alla raccolta di scritti e testimonianze Ernesto Rossi. Un democratico ribelle (a cura di Giuseppe Armani).

Settimo: non rubare

Ernesto Rossi
SETTIMO: NON RUBARE
88-7953-110-7 − pagg. 514 − € 20,00

La battaglia di Rossi nel primo Dopoguerra italiano per la moralizzazione e la trasparenza dell’economia nazionale. Una serrata denuncia delle scorribande dei potentati economici e del padronato nei “pascoli pubblici”, con la connivenza della classe politica e dell’alta burocrazia statale. «C’è il fastidio della libertà di stampa, ma è una seccatura da poco. Dov’è la stampa indipendente in Italia? I quattrini per finanziare i giornali li hanno soltanto i grandi industriali…».

ERNESTO ROSSI (Caserta 1897, Roma 1967) fu tra gli animatori della prima opposizione al fascismo e uno dei capi di “Giustizia e libertà”. Nel 1930 venne arrestato, e il Tribunale speciale lo condannò a vent’anni di carcere. Detenuto a Regina Coeli per nove anni, nel 1939 venne mandato al confino nell’isola di Ventotene, dove elaborò, con Altiero Spinelli, il manifesto del Movimento federalista europeo. Liberato nel ’43, si trasferì in Svizzera. Nel 1945 tornò in Italia e partecipò all’esecutivo del Partito d’azione. Dopo la Liberazione fu sottosegretario alla Ricostruzione nel governo Parri. Nel 1956 fu tra i fondatori del Partito radicale. Dalle pagine de “Il Mondo” e “L’Astrolabio” condusse una strenua battaglia contro i monopoli industriali, la corruzione amministrativa e le ingerenze clericali nello Stato. Economista e storico, scrittore e polemista, pubblicò numerose opere, fra le quali: Settimo: non rubare (1951), I padroni del vapore (1954), Il manganello e l’aspersorio (1958), Il Sillabo e dopo (1965), Nuove pagine anticlericali (1966), tutte ripubblicate da Kaos edizioni, insieme alla raccolta di scritti e testimonianze Ernesto Rossi. Un democratico ribelle (a cura di Giuseppe Armani).

Il covo di stato e la prigione fantasma

Layout 1

 

 


Sergio Flamigni
IL COVO DI STATO E LA PRIGIONE FANTASMA
978-88-7953-293-8 − pagg. 402 − € 23,00


Nuova edizione di due controinchieste (Il covo di Stato e La prigione fantasma) su due aspetti cruciali del delitto Moro: la base romana delle Br collocata in via Gradoli, e le menzogne degli ex terroristi sulla detenzione e l’uccisione del prigioniero in via Montalcini. Il capo brigatista Mario Moretti collocò la base romana delle Brigate rosse in via Gradoli, una strada senza uscita che già ospitava numerose entità e apparati, e in un edificio al numero civico 96 zeppo di appartamenti gestiti da fiduciari del servizio segreto del Viminale. In queste pagine ci sono le prove documentali che la base Br di via Gradoli – a poca distanza dall’abitazione di Aldo Moro e da via Fani – era in pratica un covo di Stato. Secondo la versione dei fatti raccontata dagli ex terroristi e avallata da alcuni magistrati, Moro sarebbe stato tenuto prigioniero per tutta la durante del sequestro, e infine ucciso, nel covo Br di via Montalcini 8 (Roma). Ma in queste pagine, attraverso documenti e testimonianze, si dimostra che quella di via Montalcini non fu affatto la prigione del presidente della Dc, né il luogo della sua uccisione. La base romana delle Br collocata proprio in via Gradoli, rivela le torbide ambiguità del capo terrorista Mario Moretti, adombrando le connivenze che hanno propiziato la strage di via Fani. E la versione brigatista di Moro prigioniero e ucciso in via Montalcini è l’estrema menzogna finalizzata a occultare il vero scenario del delitto che ha cambiato il corso della storia italiana.

 

Leggi un’anteprima

 

SERGIO FLAMIGNI (Forlì, 1925), parlamentare del Pci dal 1968 al 1987, ha fatto parte delle Commissioni parlamentari d’inchiesta sul delitto Moro, sulla P2 e Antimafia. Autore del best seller La tela del ragno (5ª edizione 2003), ha scritto fra l’altro: «Il mio sangue ricadrà su di loro». Gli scritti di Aldo Moro prigioniero delle Br (1997); Convergenze parallele (1998); La sfinge delle Brigate rosse (2004); Le idi di marzo (2007); Patto di omertà (2015); tutti pubblicati da Kaos edizioni.

Non credo

 

 


Giorgio Galli
NON CREDO
88-7953-167-0 − pagg. 158 − € 14,00


 

La Chiesa cattolica, mediante il Catechismo, pretende di insegnare la verità e di combattere il relativismo, ma ammette che tale verità è basata su un insondabile “mistero” di carattere “divino”. Il fatto che sia divino non attenua la misteriosità del mistero, e come il mistero possa diventare verità è un mistero ulteriore… Nessuno studioso biblico crede che “il libro” sia la parola di dio, e tutti ne contestano il contenuto dal punto di vista storico; Abramo e Mosè non sono mai esistiti…
«Da anziano neo-illuminista del XXI secolo quale sono», scrive Galli, «non posso certo propormi di dissuadere più di un miliardo di cattolici che trovano ragione di conforto nel Catechismo. Però ritengo doveroso oppormi alla pretesa di chi, in nome di un sistema di credenze senza basi logiche, vorrebbe imporre alla collettività tutta comportamenti, modi di vita, scelte politiche e sociali che non sono validi più di altri per il solo fatto di avere radici in antiche mitologie».

Appunti sulla New Age

 

 


Giorgio Galli
APPUNTI SULLA NEW AGE
88-7953-123-9 − pagg. 168 − € 14,00


 

«La domanda degli studenti era questa: i movimenti che hanno preso le mosse dalla metà del XX secolo, il femminismo, l’ecologismo, i “figli dei fiori”, il pacifismo, le “nuove religioni”, l’insieme di culture e di comportamenti che hanno trovato espressione sincretica nella New Age, possono essere la forma attuale di controculture e/o di culture alternative, para- gonabili alle grandi contestazioni del passato (baccanti, gnostici, streghe)?
Nei primi anni Novanta la mia risposta tendeva a essere negativa: quei movimenti e la New Age allora non mi parevano dotati dello spessore e della continuità necessari per istituire il paragone che mi si proponeva. Oggi, nel presente lavoro, riformulo la questione in termini che mi paiono suscettibili di una verifica empirica, la quale non può prescindere da una sintetica analisi della New Age».

Il prezzo della democrazia

 

 

 


Giorgio Galli
IL PREZZO DELLA DEMOCRAZIA
88-7953-106-9 − pagg. 278 − € 15,00


 

«A partire dal dopoguerra, in Italia si sono consolidate negli anni consorterie di potere e una diffusa cultura dell’illegalità del tutto estranee alla “guerra fredda” (in difesa della libertà dalla supposta minaccia comunista), le quali hanno fatto pagare alla società un prezzo molto elevato, in termini di prestigio delle istituzioni, di etica sociale, di corretto funzionamento dell’economia e di peso del crimine organizzato.
Le personalità politiche della cosiddetta Prima repubblica possono essere valutate a seconda del ruolo che esse hanno avuto in relazione a quel prezzo: vi è chi ha contribuito a renderlo elevato, e chi si è impegnato a ridurlo; ritengo che Giulio Andreotti vada collocato senz’altro nella prima categoria.
Affermare che nel trascorso cinquantennio repubblicano vi sono state collusioni politiche con la criminalità organizzata, constatare che l’economia della corruzione da fisiologia è degenerata in patologia, e che alcuni uomini politici più di altri sono responsabili del prezzo elevato che varie generazioni di cittadini hanno pagato per lo sviluppo della nostra società, non significa affatto sostenere che la mafia abbia governato l’Italia e che la nostra storia della seconda metà del XX Secolo sia una storia criminale. Allo stesso modo, riconoscere le gravissime spregiudicatezze che hanno costellato e scandito la carriera di Giulio Andreotti non significa ritenerla tout court una biografia politica criminale. Quella andreottiana è stata piuttosto una carriera di potere caratterizzata da molte più ombre che luci, costate alla democrazia italiana un prezzo assai elevato. Ed è quanto con il presente lavoro mi propongo di dimostrare».

L’impero americano e la crisi della democrazia

 

 


Giorgio Galli
L’IMPERO AMERICANO E LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA
88-7953-109-3 − pagg. 160 − € 14,00


 

«È impossibile che i servizi di sicurezza degli Stati Uniti (Cia, Fbi, Nsc) e israeliani (Mossad) non sapessero nulla dei preparativi per gli attentati dell’11 settembre… Quanto più quell’impresa terroristica ha richiesto – come è stato detto – anni di preparazione, e quanto più ha coinvolto nei preparativi – come pure è stato sostenuto – migliaia di persone, tanto più è difficile credere che essa abbia potuto giovarsi di un’impenetrabile segretezza… È assai probabile che i citati servizi di intelligence, nell’estate del 2001, qualcosa avessero appreso sull’imminenza di un attentato limitato (per esempio, il dirottamento di un aereo), che non è stato sventato in quanto un grave ma limitato episodio di destabilizzazione avrebbe permesso di perseguire uno o più obiettivi politici di rilievo».
Da questa convinzione iniziale, Galli sviluppa un’articolata riflessione critica sull’Impero americano, «su questa sola superpotenza e sul suo ruolo, in un momento nel quale l’una e l’altro si giovano di un’adesione acritica da parte dell’intero Occidente, proprio mentre a nome dell’Occidente si combatte la prima guerra del Ventunesimo secolo». Una guerra il cui vero obiettivo finale è quello di «installare governi filo-occidentali nei “Paesi canaglia” ritenuti sostenitori del terrorismo. Se fosse stata contro Bin Laden, la guerra sarebbe infatti già conclusa, mentre invece prosegue».

 

Passato prossimo

 

 


Giorgio Galli
PASSATO PROSSIMO
88-7953-091-7 − pagg. 376 − € 18,08


Attraverso eventi e protagonisti, episodi e incontri, Giorgio Galli racconta la sua attività intellettuale lunga mezzo secolo. Anni Cinquanta: il viaggio da indipendente nella diaspora comunista (Amedeo Bordiga, Angelo Tasca, Nino Seniga,  Ignazio Silone…). Anni Sessanta: “Il Mulino” e la Fondazione Agnelli, il centro-sinistra e il Sessantotto (Beniamino Andreatta, Fabio Cavazza, Gigi Pedrazzi, Renato Mieli; il Psi di Nenni e Mancini e la Dc di Fanfani e Moro; l’università di Trento, Francesco Alberoni, Franco Fornari, Mauro Rostagno…). Anni Settanta: il “bipartitismo imperfetto” fra strategia della tensione, compromesso storico e lotta armata (“Panorama”, Lamberto Sechi, Mario Formenton, Emilio Alessandrini, Edgardo Sogno, Eugenio Scalfari, Marco Pannella, Leonardo Sciascia…). Anni Ottanta: il tempo della stabilizzazione moderata (Bettino Craxi, Carlo Alberto dalla Chiesa, Giancarlo Pajetta, Maxwell Raab, Paolo Spriano, Armando Cossutta…). Anni Novanta: il decennio dell’ambiguità, con il crollo dell’Urss e il governo Berlusconi  (Giulio Bollati, Mariotto Segni, Rudy Stauder, Massimo Caprara, Gian Carlo Caselli, Giovanni Pellegrino, Antonio Di Pietro, Adriano Sofri…).

 

 

In difesa del comunismo nella storia del XX Secolo

 

 


Giorgio Galli
IN DIFESA DEL COMUNISMO NELLA STORIA DEL XX SECOLO
88-7953-071-2 − pagg. 135 − € 10,33


 

 

Ottantacinque milioni di morti causati dagli scontri politici del XX Secolo. Tutta colpa del comunismo? No. Il comunismo ne è stato uno dei responsabili, non il solo. Né la corresponsabilità della epocale tragedia può essere limitata al fascismo e al nazismo: vi è infatti anche quella della cultura politica occidentale, quella attribuibile ai sistemi liberaldemocratici. Questo saggio ricostruisce e documenta una indubbia responsabilità collettiva che l’attuale demonizzazione storica del comunismo vorrebbe mistificare. Attraverso la condanna di una “grande illusione”, quale certamente è stato il comunismo, si vorrebbe infatti cancellare l’aspirazione millenaria a una società più libera, più egualitaria e più felice. E questa “difesa del comunismo” è anche la difesa di tale prospettiva.

Cromwell e Afrodite

 

 

 


Giorgio Galli
CROMWELL E AFRODITE
88-7953-042-9 − pagg. 275 − € 15,49


 

«Una riflessione sul significato della coesistenza tra i valori fondamentali dell’Occidente e i valori “alternativi” che hanno accompagnato le sue più significative fasi di sviluppo… Le tracce delle tensioni sociali derivate dal rapporto eguaglianza-diversità tra uomini e donne sono chiaramente percepibili nella cultura occidentale: i miti delle amazzoni e delle baccanti ci interessano da tre millenni; perché il cristianesimo sia la sola grande religione storica senza sacerdotesse è una questione ancora non chiarita; la Strega e la Fata accompagnano anche l’infanzia della società telematica… Mi sono proposto di raccogliere con sistematicità queste tracce per ciascuna delle epoche nelle quali esse risultano più evidenti, e ho riletto in questa chiave alcuni dei testi basilari della nostra cultura. Mi sono proposto di dimostrare come in alcuni cruciali frangenti della costruzione della civiltà occidentale, le tensioni e i conflitti tra “femminile” e “maschile” abbiano avuto un ruolo superiore a quello che finora gli è stato attribuito.» [Giorgio Galli].
Nuova edizione di Occidente misterioso (Rizzoli, 1987).

Il partito armato

 

 

 


Giorgio Galli
IL PARTITO ARMATO
88-7953-022-4 − pagg. 388 − € 20,00


 

Gli “anni di piombo” del partito armato, attraverso i protagonisti, le idee, le vicende – dalle formazioni più rilevanti (Brigate rosse, Prima linea) ai gruppi minori, dalla “propaganda armata”, all’“attacco al cuore dello Stato” con il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro, fino al sequestro Dozier (1982) e agli ultimi sporadici attentati del febbraio 1986.
La storia della pretesa rivoluzionaria attraverso la “critica delle armi” a una democrazia bloccata dall’insediamento democristiano, la concreta stabilizzazione, negli anni Ottanta, del sistema politico in crisi strutturale nei Settanta, con il logoramento dello Stato di diritto, l’enorme peso del crimine organizzato e la metastasi dell’economia della corruzione.

 

Storia della Dc

 

 


Giorgio Galli
STORIA DELLA DC
978-88-7953-182-5 − pagg. 458 − € 20,00


 

La Democrazia cristiana che ha governato l’Italia ininterrottamente per mezzo secolo (1943-1993) può legittimamente rivendicare il grande merito storico dello sviluppo del Paese. Uno sviluppo che ha reso l’Italia incomparabilmente più positiva – in termini di crescita economica, avanzamento socio-culturale e diritti civili – rispetto a tutta la sua precedente storia unitaria.
Ma insieme alle luci, ci sono molte ombre. «Il potere democristiano è stato costellato di scandali e ruberie, e nella storia della Dc la criminalità organizzata ha avuto un peso specifico». Col risultato che «negli anni si sono radicate consorterie di potere e una diffusa cultura dell’illegalità le quali hanno fatto pagare alla società italiana un prezzo molto elevato, in termini di prestigio delle istituzioni, di etica sociale, di corretto funzionamento dell’economia e di peso del crimine organizzato». Inoltre, sulla storia della Dc gravano le responsabilità connesse alla “strategia della tensione”, «con la sequela di eccidi, delitti e attentati di matrice terroristica rimasti senza colpevoli, a partire dalla strage di Piazza Fontana».

 

Storia del Pci

 

 

 


Giorgio Galli
STORIA DEL PCI
88-7953-030-5 − pagg. 312 − € 20,66


Il processo di formazione
• La prospettiva di Lenin
• Rivoluzione e stabilizzazione
• Il nuovo conformismo

Gli anni dell’esilio
• La Direzione Togliatti
• In difesa della democrazia
• I fronti popolari

Il partito di massa
• La grande crisi
• La ricostruzione
• La guerra fredda
• Dopo Stalin

Nel bipartitismo imperfetto
• Dallo Sputnik al centro-sinistra
• Longo e il Sessantotto
• Berlinguer e il “compromesso storico”
• L’Italia vota a sinistra
• L’alternativa: confusa e tardiva
• Il consociativismo
• Dal primato all’estinzione